“La Grande Menzogna” è il furto di verità che il Paese ha subito sulla morte di Paolo Borsellino: a raccontarlo è il giudice-eroe interpretato da David Coco con le  parole ispirate di Claudio Fava.


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Ad Acireale “La grande menzogna” su Borsellino: la pièce di Fava

Prosegue il Mese della Cultura ad Acireale: fiore all’occhiello dell’ iniziativa culturale acese è  la pièce scritta e diretta da Claudio Fava “La grande menzogna” che vede protagonista David Coco nei panni di Paolo Borsellino. Lo spettacolo, prodotto da Maurizio Puglisi per Nutrimenti terrestri, prosegue il filone di Teatro Civile che la compagnia percorre ormai da anni.

L’intenso monologo, è andato in scena ieri sera nella storica Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, alla presenza di un pubblico gremito che ne ha decretato l’ennesimo successo. Lo spettacolo, seguito in profondo silenzio, è stato di forte impatto emotivo e profonda suggestione per tutti i presenti.



Uniti ormai da anni in un sodalizio artistico, l’attore e il drammaturgo, hanno proposto uno spettacolo dai toni forti, drammatici e veritieri sul depistaggio di Via D’ Amelio. A raccontarlo è il giudice-eroe Paolo Borsellino con le  parole ispirate di Claudio Fava. Il magistrato accusa il pubblico dei vivi con un’ invettiva che smuove le coscienze: “…io sono diventato il vostro atto di fede, il vostro amuleto… – afferma Borsellino sulla scena – e intanto non vi siete accorti di nulla”.

“È un Borsellino che da morto racconta il furto della verità che c’è stato successivamente alla strage di via d’Amelio, uno dei più clamorosi depistaggi della storia italiana – ha dichiarato l’attore acese-. Io sono felicissimo di essere ad Acireale, che è la mia città, e di fare il monologo in una biblioteca prestigiosissima come la Zelantea, che mi vedeva studente del liceo classico Gulli e Pennisi qui accanto e spesso ero un suo avventore. Per me è un bel momento nostalgico”.



Lucido e pungente il testo di Claudio Fava, che ieri ha introdotto lo spettacolo: “È un racconto necessario. Sulla morte di Borsellino e quello che è accaduto dopo sono state costruite troppe menzogne, un depistaggio durato 17 anni. Spesso abbiamo affrontato questo tema limitandoci alle liturgie, questa piece teatrale non ha nulla di liturgico è un’invettiva che lasciamo alle parole di Paolo Borsellino”.

Ad accogliere il numerosissimo pubblico il presidente dell’Accademia dei Dafnici e degli Zelanti Michelangelo Patanè, il sindaco Roberto Barbagallo, che ha espresso la volontà di replicare lo spettacolo per le scuole acesi, e il deputato regionale Nicola D’Agostino, componente della Commissione Antimafia dell’Ars presieduta da Claudio Fava che ha prodotto l’inchiesta sul depistaggio delle indagini su via D’Amelio.



“L’enorme lavoro di approfondimento condotto insieme a Claudio Fava in commissione antimafia ha prodotto due relazioni storiche che fanno il paio con le ormai consolidate sentenze della magistratura: Borsellino non è morto (solo) di Mafia, ma è stato prima e dopo lasciato al suo destino da apparati statali infedeli.

In questa rappresentazione il j’accuse (da morto) del magistrato verso i vili ed i traditori che lo isolarono ed abbandonarono ad un destino annunciato, dopo l’uccisione di Falcone. Riflettere sulle menzogne su cui sono costruite parti importanti della nostra Storia è dovere civico e politico. Come fece Sciascia con Aldo Moro, il testo di Claudio Fava e l’interpretazione dell’acese David Coco ci costringono a fare i conti con l’ipocrisia e le bugie costruite ad arte, troppo spesso in soccorso delle più scontate e rassicuranti conclusioni”– questa l’accurata riflessione del Deputato Regionale Nicola D’Agostino.



Sinossi:

Il teatro si fa memoria e denuncia assolvendo ad una sua funzione primaria, il tutto grazie anche alla scrittura puntuale, dettagliata e accattivante di Claudio Fava. La Grande menzogna è il furto di verità che il paese ha subito sulla morte di Paolo Borsellino, ridotta ormai a un garbuglio di menzogne, finti testimoni, amnesie,  sorrisi furbi, processi viziati, infiniti silenzi e sfacciate, sfacciatissime menzogne. E protagonista ne è lui, Borsellino: raccontato non più – come cento volte si è fatto – nell’agonia e nella morte, ma nella condizione risolta di chi non c’è più. E vuol riepilogare le cose accadute, con il divertito distacco di chi è ormai oltre e altrove”.

Articolo a cura di Rita Vinciguerra



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