Géza Kertész , calciatore e poi allenatore ungherese, è un nome che ha con la città di Catania un fortissimo legame.


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Géza Kertész: l’allenatore “Schindler del Catania” ucciso dai nazisti

Géza Kertész è stato il primo allenatore a portare il Catania in serie B, nel 1933, ha il merito di avere introdotto il ritiro pre-partita ed è stato anche fra i primi ad immaginare, già negli anni ’30, tattica e nuove geometrie di gioco.

Nato nel 1894 a Budapest in patria giocò nella massima serie come mediano-interno per il BTC Budapesti e il Ferencváros, e fu anche convocato in nazionale con cui disputò un’amichevole.

Si trasferì poi in Italia, dove intraprese una lunga carriera da allenatore nelle serie minori, culminata in un biennio in Serie A con Lazio e Roma. Ottenne quattro promozioni dalla terza alla seconda serie.



Géza Kertész al Catania

Arrivò a Catania nel 1933 la squadra etnea militava in Prima Divisione. Fu fortemente voluto del presidente Vespasiano Trigona Duca di Misterbianco, nobile dalla passione sportiva inesauribile che quasi si rovinò per finanziare la società calcistica catanese: i due pranzavano insieme prima di ogni partita come rito scaramantico. Con i colori rossazzurri vinse il proprio girone per la terza volta in quattro anni e conquistò, nella prima stagione, la prima promozione della squadra in Serie B della sua storia.



L’ungherese guidò il Catania per due stagioni nella serie cadetta, cogliendo un terzo e un ottavo posto.

All’esordio, la squadra arrivò a giocarsi i posti a ridosso della promozione, fermando sul pareggio anche il Genova 1893 in una partita che per anni sarebbe rimasta nella memoria collettiva catanese. L’anno seguente fu più difficile la squadra chiuse 15 punti sotto la vetta.

Con l’addio del presidente Trigona di Misterbianco, anche Kertész lasciò la squadra. Tornò ad allenare Catania nella travagliata stagione del 41/42 sotto i bombardamenti alleati in Sicilia.

A Catania era molto benvoluto risiedeva nella villa Spadaro-Ventura e dichiarava di essere nel cuore un catanese.



Catania 1933



La seconda guerra mondiale

Gli eventi della seconda guerra mondiale portarono all’interruzione del campionato italiano; Kertész decise quindi di tornare in patria.

Era tenente colonnello dell’esercito, costituì, insieme all’ex compagno di squadra Tóth (anche lui con un passato da allenatore in Italia), un’organizzazione resistenziale che salvò decine di ebrei e partigiani ungheresi dai campi di sterminio nazisti.

Si travestì anche da soldato della Wehrmacht per aiutare delle persone a scappare dal ghetto di Budapest, e aveva intavolato rapporti con i servizi segreti americani.



Kertész fu però arrestato nel dicembre 1944, dopo che un delatore aveva riferito alla Gestapo che questi nascondeva un ebreo in casa, morì fucilato insieme allo stesso Tóth qualche giorno prima della liberazione della capitale ungherese era il 6 febbraio 1945; con loro morirono altri cinque commilitoni, nell’atrio del Palazzo Reale di Buda.

Al suo funerale parteciparono migliaia di persone e anche dei catanesi: riconosciutogli il titolo di «martire della patria», è seppellito nel cimitero degli eroi di Budapest sin dall’aprile 1946.

Negli anni Ottanta Kertesz viene riconosciuto come Giusto dallo Yad Vashem.



Catania non lo dimenticò: nel 2011, venne costituito un comitato di cittadini che proponeva l’intitolazione di una strada alla sua memoria e nel 2015 gli è stata intitolata una via dalla commissione toponomastica del Comune di Catania.

È stato definito a posteriori lo Schindler del Catania.



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Articoli a cura della redazione di SiciliaLive.eu

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