Gli Articolo 31 in concerto a Catania hanno regalato “Un bel viaggio” che ci ha riportato dagli Anni 90 ai successi delle ultime estati.


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Articolo 31 live a Catania: “Senza dubbio” davvero “Un bel viaggio”

“Catania è sempre bedda!” urlano raggianti gli Articolo 31 direttamente dal palco di Villa Bellini: proprio loro si confermano la solita ed affidabile garanzia italiana, trainati dal caratteristico sound anni novanta dei bei tempi andati che, da ottimi mestieranti (nel senso buono della parola) hanno donato a Catania. L’ultima tappa della band ha, infatti, assunto le sembianze di un post scriptum, citando un onesto latinismo, in virtù del (doloroso) imprevisto legato agli incendi che lo scorso 28 luglio – data originaria scelta per l’esibizione – hanno coinvolto tutto lo stivale. E, soprattutto, l’aeroporto di Catania, protagonista dell’emergenza.



Poco o male, è già storia vecchia: l’attesa ha aumentato il desiderio in molti, altri hanno optato invece per… la partita. Sì, perché il discreto riscontro di pubblico, nonostante la contemporaneaità legata all’esordio casalingo del Catania FC, racconta quanto abbia, comunque, inciso sulle reali presenze l’evento sportivo distante una manciata di chilometri. Alla Villa Bellini è andata in scena più di un’ora e mezza di vivace nostalgia canaglia, spogliata dai contorni noiosamente retorici. Al contrario, nostalgia arricchita dalla consueta verve dissacrante di Ax e Jad che, tra un cambio d’abito e l’altro, non hanno lesinato frecciatine ponderate. Ma ci arriveremo. Insomma, sintetizzando in una parola: “freschezza”. Quella riscoperta da Ax e Dad alla “veneranda” età di 51 e 55 anni e che hanno dimostrato appieno di saper trasmettere a giovani e meno giovani. Dunque, missione compiuta.



Articolo 31, basta come garanzia? Sì!

“Il viaggio degli Articolo non è mai stata una questione di età, bensì di mentalità”. È l’incipit perfetto architettato da Ax, che fa da prologo al repertorio scanzonato e mai banale degli Articolo 31. Canzoni che hanno scolpito, in modo diverso, l’immaginario di numerose generazioni, tutte unite nel nome di un unico ideale: il pacifico anticonformismo. È un dono che Ax rimarca volentieri, esplicitandolo nella frase “Dio mi ha dato milioni di nipoti” pronunciata durante l’esecuzione del brano Intro. Pronti, via, è subito una piccola défaillance al maxi schermo centrale a suscitare l’ilarità di Ax, che glissa sorridendo “Son gli scherzi dell’ultima data…”. Eh sì, niente paura, problema risolto in men che non si dica. È, per l’appunto, immancabile il primo ringraziamento della serata dedicato al management di Giuseppe Rapisarda, ente organizzatore che dal 1997 promuove e fa sì che gli Articoli 31 possano esibirsi sul suolo catanese, accontentando così tutti i fan.



La band può pregiarsi del titolo di portavoce di una giovinezza immanente (senza risultare mai stucchevole), che non teme le mode, gli stereotipi e la censura di cui oggi, per la verità, si abusa pure eccessivamente. La nicchia degli Articolo ha convertito ed attirato negli anni sempre più seguaci, dalla generazione X (a cui Ax e Jad rivendicano orgogliosamente di fare parte) ai nuovi Millenials. Perché le emozioni non sono catalogabili in nessun genere musicale univoco, né temporale.

Il discorso contro l’hating e… la proposta di matrimonio

C’è spazio pure per le rivendicazioni di tipo sociale: “abbiamo capito che le cose andavano bene quando è arrivato l’hating. L’hating di un certo tipo di stampa, di una certa corrente politica”, non disdegnando bordate alla destra politica. A cui, peraltro, viene pure richiesto di legalizzare la Maria, poco prima di eseguire a tutto spiano dell’omonimo brano Ohi Maria“. Con Ax che, sul delicato tema, esprime chissà se un proprio desiderio, o semplicemente un’incantata ipotesi da sognatore: l’apertura del primo Coffee Shop d’Italia a Catania, “per non essere costretti ad andare più a gelarsi il culo in Olanda”. Parole che risuonano limpide e strappano consensi. Mossa azzeccata e platea in visibilio, più di qualsiasi pezzo fino a quel momento praticamente suonato.



Colpisce, comunque, il fatto che gli Articolo procedano spediti come un fiume in piena, senza dilungarsi mai in pause: l’unica interruzione – inaspettata – è colpa di…una proposta di matrimonio. L’applauso confezionato da tutto il pubblico fa da cornice, nonché implicita benedizione, all’ennesimo atto d’amore verificatosi nel corso di un concerto. Guardando i social, un trend (ormai) abbastanza inflazionato e cavalcato a piè pari da chi vuol dichiararsi alla propria amata, in modo memorabile. Chiuse le bomboniere e le partecipazioni per il lieto evento, la musica ritorna prepotentemente in pole position. A correre veloce, accanto alle emozioni più pure e genuine.

Io sono un italiano e… canto!

Analizzandola meglio, la scaletta è ascrivibile alla trama di un romanzo di formazione: partenza lenta, scandita brani quali e Un Urlo, 2030 con delle sonorità moderne (Filosofia del Fuck Off è l’ultima fatica partorita); cuore centrale palpitante che stappa l’atmosfera, grazie ad una carrellata all’insegna dei successi pazzeschi più rinomati quali Volume, Tranqi Funky, Domani smetto, l’Italiano Medio, Spirale Ovale e finale nuovamente più docile e mansueto. D’altronde, è tutto un susseguirsi di hit entrate di prepotenza nell’onorabile museo della storia della musica italiana. Una sorta di climax sempre più ascendente che fa divertire, sognare e scatenare i presenti, facendo dimenticare le ataviche preoccupazioni che tormentano la terra sicula.



E a suggellare tale tesi, non stupisce nell’esecuzione de La mia ragazza mena, l’improvvisazione di Ax di un trenino da discoteca, a cui si aggiungono man mano tutti i membri dello staff. Spensieratezza cercasi? Parrebbe proprio di sì. D’altronde, Ax mostra sempre la canonica attenzione ai particolari, ben distinguendosi vocalmente sul palco etneo. Forse, qualche flebile appunto può essere mosso alla presenza scenica dei due: in un aggettivo, un po’ sottotono rispetto agli standard. Però va bene così, la pagnotta è comunque conquistata.

J-Ax vs Meneguzzi: l’ennesino atto dello scontro

E tra le varie stilettate e frecciatine non è certo passata inosservata quella indirizzata a Paolo Meneguzzi, protagonista di un piccato botta e risposta col frontman degli Articolo appena un paio di settimane fa. Io sto mantenendo la promessa che feci al me stesso ragazzino – incalza Ax che, invece di stemperare i toni, aggiunge altro pepe al dissing del momento. “Oggi la società vuole che ti comporti in un certo modo. Se sei un 50enne devi pensarla automaticamente come, ne dico uno a caso, Paolo Meneguzzi…. La verità è che noi siamo rimasti uguali e loro sono diventati dei… vecchi dimmmerda”. Arringa oltremodo esplicita che ha come oggetto della contesa l’utilizzo (controverso) dell’autotune da parte della new wave dei giovani artisti di successo.



La critica, non tanto velata, è rivolta a tutti i cantanti di epoche passate, che tirano in ballo tale strumento soltanto per mere questioni di invidia. E non per discorsi tecnici. Ergo, parole senza dubbio forti e destinate a far discutere. Ma un particolare è subito deducibile: gli Articolo non lasciano proprio nulla al caso e, i dettagli dialettici adoperati, spiegano perfettamente il perché la band milanese sia sempre stata considerata fuori dagli schemi e sopra le righe, specie da un punto di vista comunicativo. E la vera forza degli Articolo è stato quello di rimanere sempre uguali, nonostante l’incedere del tempo ed il lungo periodo di separazione intercorso per beghe personali. “Ho la camicia colorata? Mi dicono che voglio fare il giovane. Non capiscono che io sto mantenendo la promessa che feci al me stesso adolescente, quando fondai gli Articolo”. La coerenza sempre al primo posto nella scala delle priorità.



Articolo 31: l’arte dell’introspezione e il segreto del successo

Ci si avvia così verso l’ultimo spicchio del concerto: una finta uscita dal palco (con annessi, finti, saluti) degna del miglior Denilson (eh sì, è implicita la preziosa citazione cinematografica) non può fare altro che preparare il terreno alle riflessioni finali, dove gli Articolo praticano un certo esercizio di introspezione: si parte dal pessimismo di Intro, veleggiando per le suggestioni di Maria Salvador, giungendo al culmine del “baccano” col fortunatissimo singolo estivo Disco Paradise. Alla fine della festa, ci si lascia andare alle confidenze tra due amici di vecchia data sulle note di Un bel viaggio”, singolo peraltro presentato nell’ultima rassegna canora di Sanremo (classificatosi 16esimo, ndr). L’abbraccio tra i due protagonisti della band mette il cappello alla performance catanese. È, inoltre, uno splendido omaggio nonché inno all’amicizia, spesso soggiogata da logiche esterne ma che alla fine, come in ogni favola che si rispetti, trionfa sopra qualsiasi sentimento astruso ed ingannevole.



Prima di congedarsi dal pubblico, è Ax a spiegare in maniera chiara e concisa, nonostante gli acciacchi, quale sia la mission del gruppo, rimasta intatta nel corso degli anni: “Siamo orgogliosi di tutte le canzoni scritte. Abbiamo sempre risposto a ciò che la vita ci metteva davanti: si va dai drammi, ai momenti di puro scazzo, fino al celebrare la felicità con amici e colleghi sul palco”. L’ultimo pensiero è legato al significato dei singoli pezzi e ai messaggi intrinsechi: “Non serve mandare un messaggio a tutti i costi. A volte i messaggi ci sono ma devono essere naturali, non deve essere un requisito obbligatorio”. Perché di scatenarsi sulle note dei loro innumerevoli successi e celebrare la bellezza non solo della felicità, ma pure della vita, non ci si stanca davvero mai. Ora e nei secoli dei secoli.



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Articolo a cura di Claudio Cutuli

Sicilia Live

Articoli a cura della redazione di SiciliaLive.eu

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