“L’atteso tour di anteprima di un disco bellissimo” ha fatto tappa in Sicilia: il report del concerto de Lo Stato Sociale al Ma di Catania.


Report

Lo Stato Sociale a Catania: “In due è amore, in tre-cento è (stata) una festa”

Lo Stato Sociale è tornato con molte cose da dire e, per farlo, è ripartito dalle origini, dall’intimità dei club, passando anche da Catania, con i tratti inconfondibili che lo hanno contraddistinto in tutti questi anni.

In un Ma esaurito in ogni ordine di posto i “regaz” di Bologna – “Albi” Cazzola, “Lodo” Guenzi, “Bebo” Guidetti, Enrico “Carota” Roberto, “Checco” Draicchio con sul palco anche Giacomo Gelati (alla chitarra) – hanno suonato il loro nuovo album in uscita a maggio 2023. Un concerto alla pendici dell’Etna per condividere nuova musica con i fan, sentendo il loro calore e vedendo la loro reazione dal vivo.



Lo Stato Sociale ha presentato a Catania, quindi, in anticipo e in esclusiva, i brani inediti del prossimo progetto discografico che uscirà il 5 maggio (“data ideale per un fallimento grandioso”) perché “ha sempre preferito l’autoironia: se puoi ridere di te il mondo ti fa meno paura”. Il disco si chiamerà Stupido Sexy Futuro, evidente riferimento ai Simpson.

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Il concerto de Lo Stato Sociale al Ma di Catania

Il live inizia con una voce registrata: “Questa introduzione audio è rancorosa e molto cringe. Ti sbagli, tu lo sei. Gne gne gne. Specchio riflesso! […] So che non vedi l’ora di raggiungere i tuoi amici, ma questi sei suoneranno per due ore e non andrai da nessuna parte”. Il pubblico spiazzato, ma allo stesso tempo divertito, è già su di giri quando la banda sale sul palco e intona il primo pezzo in scaletta, uno del nuovo disco: Pompa il debito. Subito dopo è la volta dell’evergreen Mi sono rotto il cazzo.



Il concerto sarà un susseguirsi di brani inediti – d’altronde le cose da dire non mancano visto che è dal 2017 che per vari motivi i regaz non hanno avuto modo di costruire un discorso completo di musica e parole e di vecchi successi. Da Ladro di cuori col bruco a Sono così indie, da Amore ai tempi dell’Ikea ad Amarsi male, passando per i successi sanremesi Combat Pop e Una vita in vacanza, i regaz si scatenano (sia Albi che Lodo si danno al crowd surfing) e fanno scatenare tutti i presenti (facendo salire anche un fan sul palco che suona con loro) mentre si alternano al microfono.

Una delle nuove canzoni poi – Tutti i miei amici – è dedicata ad altri artisti, alle amicizie che hanno stretto suonando per anni. Pupi Avati, Aimone dei Fast Animals and Slow Kids, Appino degli Zen Circus e Mirko Bertuccioli dei Camillas sono alcuni nomi che Lodo menziona. Una canzone nostalgica sì, ma non troppo sdolcinata. 



Un concerto non solo cantato e suonato, ma “fortunatamente” molto parlato: ogni volta uno dei componenti della band riesce a trovare il modo di riempire un momento per far respirare il pubblico. Sempre Lodo, ad esempio, racconta dei vestiti che gli hanno regalato per andare in TV (“Però io non sapevo cosa farmene perché mi vesto ancora come uno scappato di casa, quindi li davo ai miei amici. […] Dopo due anni però me li hanno chiesti indietro, ma io non li avevo più. Non ho mai ridato quei vestiti alla televisione”), mentre Carota è molto più profondo: porta quasi alla commozione legando Niente di speciale all’emergenza migranti e descrivendo le assurde condizioni che si vivono nei centri accoglienza.

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Ma Lo Stato Sociale, in fondo, è proprio questo, questo alternare di emozioni e momenti. Una band capace di scrivere un disco senza regole, suonato e sudato in locali piccoli e strapieni prima che esca, finito sui social a spezzoni presi dai telefonini. Da quando l’indie era la musica che non ascoltava nessuno a quando è diventata la musica che ascoltavano tutti, mentre i dischi iniziavano ad avere titoli trionfalistici e annunci imperiosi.



Lo Stato Sociale ha attraversato tutte queste fasi e l’ultimo disco – e di conseguenza il concerto – è la perfetta sintesi di quanto sia cambiato questo mondo e di quanto per certi versi non siano cambiati loro: “Vi assicuriamo che è un disco pieno di noi, di voi e di quello che vediamo intorno. È la nostra visione del mondo, è il nostro parco giochi, è come eravamo, come siamo e come saremo”. Con questi presupposti, quella di Catania non poteva che essere una grande festa… e così è stato.

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Edward Margarone

Edward Agrippino Margarone nasce nell'estate di Italia '90. Cresce a Mineo dove due grandi passioni cominciano a stregarlo: lo sport e la musica. Giornalista e laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, ha coordinato diverse redazioni prima di fondare SiciliaLive. In pianta stabile a Catania, il suo nome è sinonimo di concerto: se andate a un live, con ogni probabilità, lo trovate lì da qualche parte.

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