Dopo 4 anni, Mannarino torna in tour: il live report dello spettacolo del cantautore romano andato in scena al Giardino Bellini di Catania.
“Me so’ mbriacato” del concerto di Mannarino a Catania
Outsider del panorama musicale italiano, l’artista romano fa tappa a Catania con il suo “Mannarino Live 2022”, la tournée che gli ha regalato un’estate ricca di successi e che lo vedrà di scena, stasera, al Teatro di Verdura a Palermo.
Ad aprire lo spettacolo, organizzato da Giuseppe Rapisarda Management, nella calda serata catanese sono Simona Sciacca, Simone Alessandrini e Alessandro Chimienti: i tre componenti della band di Mannarino omaggiano la Sicilia – rispettivamente con voce e tamburello, flauto e chitarra acustica – suonando tre pezzi della tradizione isolana. Tra questi, il capolavoro della mai dimenticata Rosa Balistreri, Cu ti lu dissi, che scalda subito tutti i presenti.
Il report del concerto di Mannarino a Catania
Le luci si spengono quando sono passate da poco le 21:30 e a prendersi la scena, insieme a quello che sarà il protagonista indiscusso della serata, sono nove straordinari musicisti, un palco iconico e ipnotico in cui campeggia una statua dalle sembianze femminili, Dea e ispiratrice di questo tour come dell’ultimo disco “V”: un album prodotto dallo stesso Mannarino e che parla le lingue del mondo, intriso di suoni di foresta e voci indigene registrate in Amazzonia. L’artista va alla ricerca della sorgente tribale e atavica dell’umanità, proposta come unico e potente antidoto contemporaneo alla brutalità del disumano. Natura, patriarcato, animismo, femminilità, rapporto uomo-donna, sono solo alcuni dei temi affrontati dal cantautore nel disco più politico e visionario della sua carriera dove l’amore, l’irrazionale e un senso magico della vita diventano strumenti reali di decolonizzazione del pensiero e di resistenza umana.
Si entra nel mondo di Mannarino con i brani Africa, Fiume Nero, Agua, Apriti Cielo, Impero, Cantaré, in cui si è dentro ad uno scenario quasi distopico, di lotta e resistenza. Urla di battaglia, suoni della natura, forze ancestrali e primordiali, corpi, festa ed energia sono solo alcuni degli elementi che compongono quello che è un vero e proprio rituale che va oltre il concerto e che troverà l’apice in Bandida. A metà spettacolo sulle note di Lei la figura femminile si rivela sulle note di un viaggio psichedelico elettronico che si dipana in un momento catartico e di liberazione, quasi un rito pagano.
Poi, con i grandi classici dell’artista, prende il volo la festa dei fedelissimi officiata dalla band eccezionale (per un terzo siciliana) composta da Lavinia Mancusi, Simona Sciacca (“from Scordia”), Gioia Persichetti, voci e tamburi, il centro sonoro di tutto il set; alle chitarre e al basso Alessandro Chimienti ed Emanuele Triglia; alle tastiere e synth Seby Burgio (“from Siracusa”); Puccio Panettieri (“from Catania”) e Mauro Refosco alla batteria e alle percussioni; Simone Alessandrini ai fiati e altri strumenti.
Considerato uno dei migliori artisti italiani contemporanei, erede della grande tradizione di cantautori come Paolo Conte e Fabrizio De André, Mannarino, attraverso la cifra originale del suo lavoro, una rigorosa ricerca musicale e un sound che attinge a ritmi d’Oltreoceano, si è dimostrato ancora una volta un modello non omologato per le nuove generazioni. Con i suoi quattro album ha saputo dare dignità di poesia alle sue ballate, creando canzoni indimenticabili da leggere e poesie da ascoltare.
In Scetate vajo, Bar della Rabbia (fuori scaletta) e Statte zitta, manco a dirlo, la folla canta a squarciagola coprendo la voce di Mannarino. Me so’ mbriacato, – dulcis in fundo – non avrebbe nemmeno bisogno di descrizioni, ma nella serata catanese riesce a essere unica: “Sei sicuro? Ok. Marika, Giacomo ti deve dire una cosa” e così scatta la proposta di matrimonio con tanto di sì e soddisfazione di Alessandro che sentenzia “E allora questa sarà la serenata del vostro matrimonio”.
Fortemente d’impatto anche gli ultimissimi minuti dello spettacolo – che si ricollegano al disco “V” in promozione – con tutti e dieci i protagonisti schierati col braccio sinistro alzato mentre in filodiffusione passa il messaggio: “Lei lascio solo una scritta sul muro ‘Pagheranno caro, pagheranno tutto’, Voi picchiate duro, Aprite una breccia e vedrete il futuro’“.
Un live che il pubblico di Catania difficilmente scorderà, perché come canta Mannarino stesso “Qualcuno si ricorderà di te perché ha qualcosa che gli hai regalato” e in questo caso il dono è una notte di magia, fatta di brani “universali”, figli di ricerche, letture, viaggi, incomprensioni: così tanti spunti che risulta quasi naturale la scrittura di canzoni che abbracciano un vasto pubblico (al Giardino Bellini ogni fascia d’età è presente). Che poi piaccia o meno l’artista – e lo stile – poco importa, i suoi contenuti sono comunque lì, sono un modo di vedere la vita in cui tante persone si rispecchiano e per cui vale la pena vederlo e soprattutto ascoltarlo.
Photo credits: Roberto Viglianisi
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Edward Agrippino Margarone nasce nell’estate di Italia ’90. Cresce a Mineo dove due grandi passioni cominciano a stregarlo: lo sport e la musica. Giornalista e laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, ha coordinato diverse redazioni prima di fondare SiciliaLive. In pianta stabile a Catania, il suo nome è sinonimo di concerto: se andate a un live, con ogni probabilità, lo trovate lì da qualche parte.