Ian Anderson ha 74 anni, ma l’energia è rimasta la stessa di quando ne aveva 20: il live report dei Jethro Tull a Taormina.


Report

Jethro Tull in concerto a Taormina: “un salto fuori dal tempo”

Lunedì 11 luglio, i Jethro Tull sono tornati live al Teatro Antico di Taormina dopo il concerto memorabile del 2019. Reduci dalle date sold out nei teatri italiani e dall’uscita a gennaio di The Zealot Gene, primo album in studio dopo 18 anni, il tour di Ian Anderson e Co. Ha fatto tappa nella perla dello Ionio, unica data in Sicilia per la band nell’estate 2022.

Ian Anderson non avrà la voce di quando aveva venti anni, ma l’energia è rimasta la stessa: vedere quello scozzese con gilet nero e fazzoletto al collo, saltare e ballare sul palco con una gamba sola, per lo più a settantaquattro anni ti fa restare a bocca aperta.

C’è da considerare che della formazione classica Anderson è l’unico membro, dato che in realtà gli altri quattro membri sul palco sono: David Goodier al basso, John O’Hara alle tastiere, Scott Hammond alla batteria e Joe Parrish alle chitarre, musicisti del suo progetto solista, i quali tuttavia si dimostrano più che all’altezza dei pezzi proposti.

Jethro Tull a Taormina: il concerto

Si inizia alla grande con “For a Thousand Mothers” dall’album “Stand Up” del 1969 seguita subito dopo da “Love story” del 1968. Già i primi brani fanno capire come sarà il live: strumentale, virtuoso, decisamente prog. Anderson intermezza le canzoni con aneddoti e curiosità, siparietti comici e pensieri più profondi sulla religione e il rapporto col potere e le divinità, senza risparmiarsi qualche allusione sessuale.

I pezzi successivi sono il classico “Living in the Past” e “Hunt by Numbers” il primo pezzo più recente della scaletta che comunque non stona con i pezzi più vecchi, ma pare una evoluzione naturale di quella musica. “Dharma for One” è un pezzo strumentale clamoroso mentre “Clasp” viene dedicata a tutte le strette di mano insincere che uno fa nella propria vita.

“Mine is the mountain” è il primo pezzo della setilist che fa parte dell’ultimo album “The Zealot Gene”, un pezzo dove Anderson si diverte a cantare della divinità e si chiede se in effetti chiediamo troppo, aspettandoci che un dio benevolo quando invece l’unica cosa che ha dio è il potere. Dopo “Black Sunday” i Jethro Tull chiudono la prima parte del concerto con quello che definiscono “il pezzo più vecchio che suoneremo stasera a parte uno” ovvero “Bourrée in E minor di Bach”, ovviamente nella loro versione prog.

Dopo una pausa di circa quindici minuti, rientrano sul palco in grande spolvero con “Too Old to Rock ‘n’ Roll, Too Young to Die” seguita da “The Zealot Gene” dell’album omonimo. Una gradita sorpresa è stata “Pastime in good company” una canzone folk inglese datata sedicesimo secolo che mancava nei loro concerti da una decina di anni.

Avvicinandosi alla fine del concerto i Jethro Tull si esaltano suonando prima “Mrs Tibbets” poi “Songs from the Wood” e infine il pezzo forte, che tutti aspettavamo: “Aqualung” dall’album omonimo, in una versione completamente riarrangiata ma molto apprezzata.

Il live si conclude con i musicisti che rientrano per l’encore suonando la classicissima “Locomotive breath” in medley con “The Dambusters March”.
Il concerto si chiude fra gli applausi del pubblico e l’entusiasmo generale. In una cornice speciale quale il teatro antico di Taormina il rock progressivo vive con l’entusiasmo di Ian Anderson e l’affetto dei suoi fan vecchi e nuovi.

Vedere quelle mura antiche, gli sfarzi e l’opulenza di una cittadina così piccola ma così bella, rivivere per un attimo il Grand Tour settecentesco fa sentire fuori dal tempo. Ed è esattamente quello che si prova a vedere un concerto dei Jethro Tull.

Articolo a cura di Pietro Caruana


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